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bureau Avviso

Comunicato
In ottemperanza alla nota del 04 maggio 2020 prot. N. 798, avente ad oggetto le “Indicazioni ripartenza formazione – fase 2 fase3,
viene confermato che fino alla sessione di Dicembre 2020 gli esami di profitto, di laurea e finali si svolgeranno in modalità a distanza;
la presenza on-line della Commissione d’esame, i cui componenti saranno collegati attraverso l’aula virtuale con la contemporanea presenza
in rete di almeno due studenti oltre all’esaminato. Contestualmente i Presidenti delle commissioni predisporranno il verbale GOMP. Viene ripristinato il servizio biblioteca su prenotazione nei giorni di Martedì e Mercoledì. In un tempo di emergenza l’Università’ “G. Fortunato” assicura la regolare continuazione delle sue attività di istituto grazie all’esperienza maturata, che proprio in condizioni come le attuali conferma l’efficacia e la validità delle Università telematiche, in grado di mantenere un continuo colloquio tra corpo docente, tutors e studenti in virtù di una organizzazione amministrativa e di una tecnologia consolidate.

CONTRO IL REVENGE PORN SERVONO ACCORDI INTERNAZIONALI | Università Telematica Giustino Fortunato

CONTRO IL REVENGE PORN SERVONO ACCORDI INTERNAZIONALI

Per garantire maggiore tutela alle vittime di ‘revenge porn’ e di altri abusi su internet occorrerebbero degli accordi internazionali perché internet, per sua stessa natura, sfugge ai limiti dei confini dei singoli Stati. Si è espresso così sull’emendamento sul revenge porn il prof.  Andrea Orefice, amministrativista e docente di Diritto dei contratti pubblici all’Università Giustino Fortunato, che è anche l’avvocato che ha curato il procedimento per ottenere la rimozione dal web dei video di Tiziana Cantone.

L’emendamento sul revenge porn è “ovviamente una buona notizia” ha osservato il prof. Orefice che, in qualità di avvocato, ha curato il procedimento davanti al Garante della Privacy, per conto della mamma di Tiziana, la signora Maria Teresa Giglio. Ma, come ha aggiunto, “con il reato di revenge porn in Italia, si risolve poco se i siti sono all’estero. Si punisce la persona che fa la pubblicazione, sempre che la si riesca a individuare, ma la pubblicazione rimane”.